Scritto da Steve "Snap On" | |
Friday 30 May 2008 | |
Aer.Macchi MC.205 Veltro e Orione
IlVolo.it
è un sito web formato dal contributo di tanti appassionati del
volo e delle mille sfaccettature che caratterizzano l’ambiente
dell’aviazione. La grande avventura del volo ha un’età di
poco più di cent’anni, in questo periodo relativamente breve
della lunga storia dell’uomo, si sono verificati avvenimenti che
hanno modificato in maniera radicale tutta l’aviazione.
Il primo prototipo dell Aer.Macchi MC205
Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra gli aerei italiani di maggior successo e tecnicamente più interessanti ve ne furono alcuni nati come soluzioni temporanee e non completamente rispondenti alle specifiche progettuali allora imposte; uno di questi fu senz’altro il Macchi C.205V “Veltro”, uno dei migliori caccia italiani dell’epoca spinto da un motore a pistoni. La sua produzione rimase limitata sopratutto a causa eventi bellici e dei risvolti politici internazionali derivanti dalla fine della Guerra e del Fascismo in Italia. Lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica aveva iniziato nella prima metà del 1941 ad esaminare la possibilità di una nuova generazione di aerei da caccia monoposto equipaggiati con un motore più potente di quelli allora in uso sui caccia di prima linea. Furono presi in esame diversi progetti nazionali per motori più performanti, come gli Alfa Romeo AR.101 da 1.700cv, FIAT A.44 RC.15/45 da 2.400cv, l’Isotta-Fraschini «Zeta» da 1.250cv e «Sigma» RC.20-50 da 1.500cv,il Piaggio P.XV da 1.650cv ed il Reggiane RE 103/105 RC.40-50 da 1.500cv.
Il motore Daimler-Benz DB605
Dalla
produzione estera furono presi in considerazione il Daimler-Benz
DB603 da 1.750cv, il DB605 da 1.475cv ed il DB628 da 2.000cv. Con
questi motori furono progettati diversi caccia come le versioni del
Caproni Vizzola F.6, il Macchi C.204 con motore L.121 RC.40, il
Reggiane RE 2004 con l'IF Zeta RC.25/60 ed il Piaggio P.119 con il
P.XV RC.60/2 v.
I
progetti vennero presentati alla Direzione Generale delle Costruzioni
Aeronautiche (DGCA) della Regia Aeronautica alla fine del 1941. Gli
uffici tecnici maggiormente coinvolti nella costruzione di aerei da
caccia erano quello della Reggiane diretto dall'ing. Longhi, che
presentò il RE 2005 Sagittario, quello della FIAT diretto
dall'ing. Gabrielli con il progetto del G.55 Centauro e quello
dell’Aeronautica Macchi con il progetto dell’MC205 Orione firmato
dall'ing. Castoldi.
L’ingegner Mario Castoldi fotografato davanti al prototipo del Veltro
Il
Macchi MC.202 Folgore era un aereo molto complesso dal punto di vista
costruttivo, che richiedeva molte ore di lavoro per la sua
realizzazione finale. L’ingegner Castoldi eseguì una
revisione totale del disegno costruttivo della fusoliera che permise
di rendere la cellula più leggera e aerodinamicamente più
pulita. L'ordine da parte della DGCA per due prototipi del C.205 rimaneva comunque valido, tanto che l'ing. Castoldi battezzò il nuovo aeroplano come MC.205N dove la “N” stava per “Nuovo”. Le matricole militari MM.499 e 500 furono assegnate ai nuovi velivoli anche se per l'MC.205V non ci fu necessità di prototipi ma si utilizzarono due cellule di MC.202AS/CB di produzione Macchi, le ultime della Serie IX le cui matricole militari erano MM.9487 e MM.9488. Per uno sbaglio compiuto in ditta al primo MC.205V fu dipinta la MM.9287, errore poi corretto solo dopo qualche settimana. Negli ultimi giorni del 1941 arrivarono in Italia i motori tedeschi ed uno di essi fu assegnato alla Macchi, anche se effettivamente la ditta varesina riuscì a disporre di un DB605 solo nel febbraio 1942. Con un piccolo anticipo sulle previsioni, il primo dei due prototipi fu pronto all'inizio dell'aprile del 1942 e il 19 dello stesso mese, compì il primo volo di prova dall'aeroporto di Lonate Pozzolo, con ai comandi il collaudatore della Macchi, il Comandante Guido Carestiato. L’aereo esternamente era quasi identico ad un MC.202 di serie, ma l'MC.205V si differenziava dal predecessore per numerosissimi dettagli, come la capottatura del motore modificata per ospitare il nuovo propulsore, per il radiatore dell'olio che era stato sdoppiato in due “barilotti” ai lati della carenatura inferiore, per l'ogiva dell’elica meno pronunciata e per il ruotino di coda retrattile. Solo un occhio esperto avrebbe potuto notare che l’originale elica della Piaggio Modello P.1001 era stata sostituita con il Modello P.1002. Il nuovo aereo venne battezzato Veltro dalla DGCA l'8 gennaio 1943, a dimostrazione che l'aereo non era considerato un vero “Serie 5” poiché la stessa Regia Aeronautica aveva richiesto che agli aerei rispondenti a quella specifica venisse assegnato un nome di derivazione astronomica come Centauro, Sagittario e Orione. Il primo MC.205V giunse all’aeroporto di Guidonia il 10 maggio 1942 per iniziare le prove di valutazione presso il Centro Sperimentale della Regia Aeronautica, mentre il secondo prototipo volava con alcuni particolari modificati. In particolare questo velivolo differiva dal primo per la predisposizione all'installazione della cinemitragliatrice e per l'introduzione dell’impianto per il riscaldamento delle armi alari. Non si è a conoscenza se il motore fosse ancora un DB-605 di costruzione originale tedesca, cioè il secondo esemplare fornito alla Macchi o, invece, se si trattasse del primo motore FIAT RA.1050 RC.58 Tifone costruito su licenza. Dalle prove di valutazione effettuate a Guidonia il FIAT G.55 Centauro fu il vincitore del concorso, soprattutto per il miglior comportamento alle alte quote dovuto in parte al suo minor carico alare. In ogni caso la produzione dell’MC.205 Veltro era stata già avviata e quindi le caratteristiche dei suoi concorrenti non gli impedirono di diventare il caccia “Serie 5” prodotto ed impiegato nel maggior numero di esemplari.
L 'IMPIEGO OPERATIVO
L’attività
bellica principale, nel periodo immediatamente precedente
l’armistizio, venne effettuata dagli MC.205V Veltro in organico
alle squadriglie Caccia del 1° Stormo, del 3° Stormo, del 4°
Stormo e del 51° Stormo. Il 1° Stormo, formato dal 6° e
dal 17° Gruppo, fu il primo reparto a effettuare il “passaggio”
sul nuovo caccia della Macchi. Gli MC.205V di nuova costruzione
furono trasferiti da Lonate Pozzolo a Pantelleria il 12 febbraio
1943. Il 7 aprile il 1° Stormo entrò per la prima volta in
combattimento contro la RAF compiendo anche l'ultima operazione del
reparto nei cieli della Tunisia. Il 20 dello stesso mese vi fu
l’ultimo scontro aereo contro i caccia alleati: 30 tra MC.202 ed
MC.205 entrarono in combattimento contro 60 Supermarine Spitfire,
dichiarando 17 abbattimenti con la perdita di soltanto due velivoli.
Un Macchi MC205V dell’Aeronautica Co-belligerante in rullaggio a Galatina
Gli
aerei italiani in quel particolare periodo non portavano alcuna
insegna di nazionalità se non la croce sabauda di colore
bianco sul timone di direzione. Gli Alleati pretesero l'adozione di
una nuova insegna di nazionalità e di conseguenza la coccarda
tricolore fu introdotta ufficialmente a partire dal 21 settembre. Il
25 settembre per la prima volta due MC.205V si scontrarono con una
coppia di Me.109G del JG.27 della Luftwaffe ed il combattimento si
concluse con la distruzione di un Gustav. Il 13 ottobre il governo
italiano dichiarò guerra alla Germania ed al Giappone e questo
definì lo stato di “cobelligeranza” della Regia
Aeronautica. L’occasione determinò l’assunzione della
denominazione alleata di Italian Co-belligerant Air Force (ICAF) e di
conseguenza l’ inserimento nella Balkan Air Force.
Un esemplare del Veltro in forza alla Lufthwaffe
Nella
RSI, il 14 ottobre 1943 venne costituita l'Aeronautica Nazionale
Repubblicana (ANR) nella quale aderirono numerosi piloti della Regia
Aeronautica. Tra questi il Capitano Adriano Visconti, comandante
della 310° Squadriglia che con diversi suoi piloti ed alcuni
MC205V recuperati, costituì nel novembre il 1° Gruppo
Caccia ANR formato da tre squadriglie nell'aeroporto di Lagnasco
vicino a Cuneo. Verso la fine di dicembre i Veltro del 1° Gruppo
Caccia dell'ANR effettuarono le prime azioni belliche nel cielo di
Torino.
Un gruppo di piloti del 1° gruppo Caccia dell’ANR in posa davanti ad un Veltro
La
fornitura di velivoli di nuova produzione non era sufficiente a
rimpiazzare le perdite che le squadriglie del 1° Gruppo subivano
dai continui e logoranti bombardamenti dell’aviazione americana,
tanto che alla fine del maggio 1944 il numero dei Macchi MC.205V
efficienti era nuovamente insufficiente. Venne deciso quindi, di
convertire il reparto nel corso del mese di giugno sui velivoli FIAT
G.55 Centauro che iniziavano ad essere disponibili in buon numero.
La
Regia Aeronautica impiegò ancora i suoi MC.205V, compresi
quelli ottenuti per conversione dagli MC.202 al termine delle
ostilità. In tempo di pace, il velivolo della Macchi
equipaggiò con 30 esemplari il 5° Stormo Caccia. Con la
trasformazione in Aeronautica Militare il 2 giugno 1946, il reparto
li mantenne in linea fino al trasferimento sull'aeroporto di Orio al
Serio a Bergamo, dove furono sostituiti, nel maggio del 1947 con gli
Spitfire. Nel 1948 l’aeronautica militare egiziana firmò con l’Aeronautica Macchi un primo ordine per 24 aerei di cui otto erano MC.205V originali e i rimanenti 16 MC.202 ricostruiti. I velivoli furono consegnati poco prima dell’armistizio del 1949. Il secondo ordine si concretizzò il 23 febbraio 1949 per 18 aerei che comprendevano tre Veltro originali e 15 ricostruiti. Tutti i velivoli furono consegnati nel 1951, quando ormai la prima guerra arabo-israeliana era già terminata. Un terzo ordine per 20 macchine (dieci Veltro originali e dieci Veltro ricostruiti) venne firmato nel maggio 1949. Nel corso del lavoro di revisione/ricostruzione, il 18 settembre 1949 agenti dei servizi segreti israeliani compirono un attentato dinamitardo in un hangar della Macchi di Varese, distruggendo completamente un MC205V, danneggiando alcuni altri Veltro e alcuni nuovi MB.308 pronti per la consegna. Le autorità governative italiane decisero quindi di non dar corso alle consegne ed i venti aerei furono acquistati nuovamente dall'Aeronautica Militare. Alcuni ordini, come quello da parte della Birmania per 13 velivoli, non ebbero seguito come pure alcune richiesta fatte alla Macchi da alcuni paesi africani come la Somalia. Dopo la radiazione da parte dell’AMI, la Macchi tentò di riacquistare i Veltro superstiti per un cliente non dichiarato, ma questa operazione fu contrastata politicamente e non venne conclusa.
![]()
Un esemplare di Veltro ricostruito per l’Egitto pronto per la spedizione
MODIFICHE E VERSIONI
Come nel caso di altri importanti aerei italiani della seconda guerra mondiale, le versioni del Macchi MC.205 furono pochissime. La I° Serie e la III° Serie, escluse alcune differenze già citate in precedenza, non presentavano modifiche sostanziali se non in pochi esemplari da ricognizione fotografica. Entrambe queste serie furono realizzate da Aeronautica Macchi e dalla Breda. La II° Serie sarebbe stata la versione costruita su licenza dalla FIAT.
Furono
costruite tre diverse configurazioni a seguito della trasformazione
in MC.205V/RF del primo prototipo MM.9487 con una macchina
fotografica Rb.50/30 dietro l'abitacolo. Questa prima variante, che
comprendeva la rimozione del serbatoio posteriore da 80 litri e la
sua sostituzione con la fotocamera a motore Robot 50/75-30 prodotta
su licenza dalle Officine Meccaniche Mancini, aveva autonomia ridotta
a circa 500 km e fu definita MC.205V/RF PA (Piccola Autonomia). Il
prototipo fu modificato nel maggio 1943 e nello stesso mese fu
seguito da cinque esemplari della I°Serie.
Il MC205N Orione presso le officine Macchi di Lonate Pozzolo
Aer.Macchi MC.20SN 1 Orione L'attività sull'MC.205N Orione (MM.499) fu continuata dalla Macchi ed il prototipo fu completato nel secondo semestre del 1942, volando a Lonate il primo di novembre del 1942, sempre con Carestiato ai comandi. L'aereo fu quindi trasferito a Guidonia per la valutazione nel 19 gennaio 1943, quando ormai il concorso era stato vinto dal G.55 ed era stata decisa la produzione in serie del «Veltro». Ciononostante la Regia Aeronautica decise di ordinare il 25 gennaio anche 600 «Orione» (300 alla Macchi con le MM.94819-I95418 e 300 alla Breda come MM.93319-93410 e 94009-94518) ma l'ordine fu cancellato il 20 marzo 1943 e convertito in una commessa per 300 «Veltro». Le valutazioni a Guidonia non diedero mai una risposta univoca ma l'«Orione», sia pure con manovrabilità inferiore a quella dei concorrenti sopra i 7.000m, era pur sempre un'ottima macchina e l'ing. Castoldi pensò che alcuni piccoli difetti si sarebbero potuti eliminare con il secondo prototipo (MM.500, chiamato anche da Mario Castoldi “di 2° tipo”) che volò il 19 maggio 1943. Il secondo Orione, prima della fine del mese, raggiunse il primo a Guidonia e da qui fu impiegato in missioni di intercettazione a difesa del cielo della capitale. Mancano notizie precise, ma è possibile che i due MC.205N siano rimasti distrutti nel pesante bombardamento tedesco su Guidonia del 24 ottobre 1943. E interessante ricordare che l'MC.205N-1° tipo era armato con un cannone Mauser MG-151/20A da 20mm sparante attraverso il mozzo dell'elica con 400 colpi e quattro mitragliatrici da 12,7mm con 350 colpi per arma attorno al motore. L'MC.205N-2° Tipo, invece, aveva lo stesso armamento del «Veltro» Serie III con il cannone-motore dello tipo.
Aer.Macchi MC.20SV Bi-fusoliera Il 30 giugno 1943 la Macchi sottopose allo Stato Maggiore uno studio relativo ad un MC.205V bi-fusoliera (secondo la formula del «gemellaggio siamese», applicata dai tedeschi all'He.lll e studiata ma non realizzata per il Me.109), secondo il concetto esposto nei mesi precedenti dal gen. Zilari. Proposte del genere ci furono anche per il G.55 ed il RE 2005, mentre giunsero a realizzazione più o meno avanzata con il Ca.380 «Corsaro» ed i SIAI SM.91 e 92, ma il 18 luglio 1943 la Regia Aeronautica prese atto delle difficoltà della trasformazione e sospese ogni ricerca.
Aer.Macchi MC.206 e MC.207 Come «caccia definitivo» con motore DB-605, in attesa della disponibilità del più potente DB603, l'ing. Castoldi progettò di propria iniziativa l'MC.206. La sua caratteristica principale era l'ingrandimento dell'ala a 21m2 (due m2 in più rispetto all'Orione) per riportarne il carico ai livelli del “Folgore”, ma la macchina nelle linee generali ricordava da vicino il Veltro. Il completamento del prototipo era previsto per l'ottobre 1943 ma, il 22 di quel mese, un'esplosione accidentale ne danneggiò l'ala. L'MC.206 fu lasciato da parte fino al marzo 1944, quando Castoldi suggerì agli organi competenti dell'ANR il completamento dell'aereo con i nuovi radiatori dell'acqua e dell'olio dalla diminuita resistenza aerodinamica (che aveva già proposto senza successo per il Veltro, unitamente ad un metodo di costruzione dell'ala introdotto sull'MC.206 per ridurne il peso). Gli eventi bellici però, si opposero ad ogni prosecuzione dell'attività sul MC.206 in quanto i bombardamenti alleati del 1 e del 30 aprile danneggiarono anche il capannone dove si trovava la cellula quasi completa del prototipo. Intanto la Regia Aeronautica, sollecitata dall'Alfa Romeo, aveva richiesto la licenza di produzione del motore Daimler-Benz DB-603A-1 da 1.750cv che avrebbe dovuto mettere in montaggio dopo l'esaurimento degli ordini del DB-601; successivamente all'armistizio si pianificò di creare un vero e proprio anello produttivo comprendente FIAT, OM e Isotta-Fraschini ma, in realtà, la licenza non fu mai esercitata e la Regia Aeronautica ottenne solo tre DB-603 che riservò alla costruzione dei prototipi della cosiddetta «Serie 6», cioè il FIAT G.56, il Reggiane RE 2006 ed il Macchi C.207. Il progetto dell'MC.207 prevedeva un caccia monoposto fondamentalmente simile all'MC.206, sia pure allungato e con una certa ridistribuzione dei pesi (il motore pesava 159kg in più). In particolare furono modificati tutti i serbatoi e l'armamento (che sull'MC.206 prevedeva due mitragliatrici da 12,7mm sopra il motore, un cannone-motore da 20mm e due armi alari dello stesso calibro) passò ad una nuova soluzione con quattro MG-151/20A sparanti fuori del disco dell' elica con 250 colpi per arma. L'MC.207 ebbe una vita breve: completato il progetto, fu avviata la costruzione della fusoliera, ma ogni attività fu troncata l'8 settembre 1943. A guerra finita, la Macchi propose il completamento dell'MC.207 e la sua motorizzazione con il Packard «Merlin», come fece la FIAT con il «Centauro» che, infatti, fu adottato dall'AM e dette origine al G.59. La soluzione Macchi, invece, non ebbe seguito. Lasciata la direzione tecnica della ditta varesina, l'ing. Mario Castoldi si ritirò nella sua casa di Trezzano sul Naviglio, (Milano) dove disegnò il C.208 ed il caccia a reazione C.209, rimasti «paper plane».
Aer.Macchi MC.20S dell’Aereonautica SannitaL'ultima versione del Veltro nacque in seguito allo stato di necessità della Regia Aeronautica dopo l'armistizio. L’aviazione co-belligerente del Sud aveva a disposizione soltanto 37 Veltro i quali dopo pochi mesi di operazioni belliche, nella primavera del 1944, erano ridotti a nove macchine funzionanti. Le cellule degli MC.202 ridotte a relitti o incomplete erano abbastanza abbondanti presso tutti gli aeroporti del Sud d’Italia e quindi gli specialisti realizzarono delle conversioni “artigianali” da MC.202 in MC.205. Poiché la conversione era abbastanza facile da realizzare la Regia Aeronautica decise di affidare la ricostruzione all'Aeronautica Sannita che, tra il giugno 1944 ed il giugno 1946, trasformò almeno 21-24 cellule di Folgore portandole allo standard del Veltro, sia pure con armamento non standardizzato, costituito prevalentemente da due o quattro armi da 12,7mm, a causa della minor disponibilità di cannoni da 20mm e di semiali predisposte all'installazione.
L'Aeronautica Militare chiese alla Aer.Macchi di aggiornare e standardizzare la sua linea di aerei al disegno del Veltro e di conseguenza riconsegnò una settantina di cellule tra MC.202 ed MC.205, nove fusoliere di Veltro e 13 di Folgore, degli insiemi completi di semiali, parti in condizioni di relitto e parti recuperate, ottenendo in cambio 42 MC.205V con zero ore di funzionamento, 50 MB.308 nuovi per le neonate scuole di volo e la grande revisione di 18 caccia Spitfire. Altri 20 esemplari tornarono all'AMI dopo la sospensione delle consegne all'Egitto. In totale almeno 29 Folgore furono trasformati in Veltro, rimanendo riconoscibili per il diverso disegno del ruotino di coda.
DESCRIZIONE TECNICA DEL VELIVOLO
Il Macchi MC.205V Veltro va considerato come una versione aggiornata dell'MC.202 Folgore.
![]()
Un Veltro
L'MC.205V differiva dall'MC.202, per il diverso complesso motore-elica, per delle piccole modifiche nella capottatura oltre allo spostamento della presa Venturi, che era collegata anche al sistema di riarmo pneumatico delle armi di bordo, in alcuni dettagli riguardanti il carrello principale e a una nuova serie di strumenti ed equipaggiamenti introdotti nel corso della produzione.
![]()
Disegno dell’assieme motore Daimler-Benz DB605A-1 come illustrato nel Catalogo Nomenclatore del Velivolo
L'impianto propulsivo era costituito da un motore a 12 cilindri a “V” rovesciata FIAT RA.1050 RC.58 Tifone, versione costruita su licenza del Daimler-Benz DB605A-1, raffreddato a liquido. Le caratteristiche di potenza si riassumevano nei seguenti dati :
1.475cv a 2.800 giri/min al decollo 1.310cv a 2.600 giri/min a S.L 1.250cv a 2.600 giri/min a 5.800m. 1.355cv a 2.800 giri/min a 5.800m. 1.080cv in regime massimo continuativo (2.300 giri/min) a 5.500m.
Il motore era predisposto all’utilizzo di benzina avio a 95-100 ottani.
Motore Daimler-Benz DB605A-1
Il motore azionava un'elica interamente metallica di costruzione Piaggio conosciuta come Modello P.2001, tripala a velocità costante, con un diametro di 3,05m. L 'impianto carburante comprendeva un serbatoio principale da 270 litri in fusoliera posizionato davanti all'abitacolo, un altro da 80 litri situato dietro il seggiolino del pilota e due serbatoi ausiliari da 40 litri installati nei raccordi ala-fusoliera, Il totale del carburante utilizzabile era di 430-435 litri. L’applicazione di due serbatoi alari esterni e sganciabili da 100 o 150 litri era prevista in corrispondenza degli attacchi per l’armamento di caduta.
![]()
Disegno
dell’assieme delle semiali come illustrato nel Catalogo
Nomenclatore
L'ala era fondamentalmente quella originale dell'MC.202 con installate le due mitragliatrici SAFAT da 7,7mm. L'ala aveva il caratteristico disegno rastremato in pianta con le estremità arrotondate, ed era costituita da due semiali asimmetriche tra loro per contrastare la coppia dell'elica. La semiala destra aveva un’apertura di 4,32m, corda all'estremità di 1,17m e un peso di circa di 185kg, mentre la sinistra misurava 4,52m di apertura, con 1,16m di corda all'estremità e pesava168 kg. La costruzione era molto semplice e si componeva nelle due semiali unite ad un tronco centrale solidale alla fusoliera. La costruzione era fatta in traliccio metallico e si componeva in un bi-longherone collegato da 54 centine. Gli alettoni erano anch’essi in struttura metallica e con il rivestimento in tela. Sul bordo d'uscita alare erano installati degli ipersostentatori a spacco divisi in quattro sezioni.
![]()
Disegno dell’assieme dell’installazione dell’impianto armamento come illustrato nel Catalogo Nomenclatore
Il Macchi MC.205V poteva utilizzare come parte di ricambio l'ala completa di un MC.200 Saetta, mentre sui primi esemplari vennero usate le ali degli MC.202 Folgore prive dell’armamento. Successivamente vennero utilizzate le ali del Folgore della VII° Serie costruttiva che avevano le due mitragliatrici SAFAT calibro 7,7mm e della IX° Serie la predisposizione per i carichi esterni. Sull’ultima serie di Veltro venne installata una nuova ala con i due cannoni Mauser MG-151/20 da 20mm.
![]()
Disegno dell’assieme del timone e dei piani di coda come illustrato nel Catalogo Nomenclatore
I piani di coda avevano la pianta ellittica e le superfici mobili di comando erano compensate, completamente rivestite in tela e prive di alette di correzione.
La
fusoliera dell’MC205V era una costruzione semi-monoguscio con
rivestimento lavorante in Avional da 0,5 e 0,7mm di spessore ed era
composta da 19 ordinate irrigidite da quatto correntini principali.
La
parte anteriore comprendeva il complesso del castello motore mentre
all’esterno sulla parte sinistra era situata la presa d'aria di
tipo “tropicale” del turbocompressore del motore, i due
“barilotti” del radiatore dell'olio a sezione circolare e il
magazzino portamunizioni per le armi di fusoliera.
![]()
Disegno dell’assieme delle capottature motore, dei filtri e radiatori come illustrato nel Catalogo Nomenclatore
L'abitacolo era una replica del MC202 Folgore, con il parabrezza con trasparente anteriore in blindovetro e il tettuccio apribile incernierato sulla destra. Alle spalle del sedile del pilota era installato il supporto dell' antenna a dipolo tipo Saren, il cui altro terminale era collegato alla deriva. L'antenna serviva per un rice-trasmettitore modello Allocchio Bacchini B30. Un radiogoniometro modello RG.42 era previsto come istallazione di serie e la sua ed era identificabile da una piccola antenna toroidale posiziona sul ventre della fusoliera. Una specie di “sistema avionico”, come l'impianto IFF di produzione tedesca, venne installato sui velivoli impegati dall’ANR.
Disegno dell’assieme della struttura di fusoliera come illustrato nel Catalogo Nomenclatore
Sono almeno tre le varianti conosciute del cruscotto: una per la I° Serie e due per la III° Serie. In tutte le varianti erano anche comprese le modifiche relative alla configurazione dell’armamento. Al di sotto dell'abitacolo era situato il radiatore del liquido del circuito di raffreddamento del motore che era perfettamente uguale nelle dimensioni a quello installato sul MC202 Folgore. Le bombole dell'impianto pneumatico e il serbatoio dell’impianto idraulico erano collocate in un vano situato alle spalle del pilota.
Cruscotto di un Aer.Macchi MC205V III° Serie
Disegno dell’assieme dei particolari della cabina di pilotaggio come illustrato nel Catalogo Nomenclatore
Anche
il carrello d'atterraggio era basato su disegno di quello usato
sull'MC.202 ed era costituito da tre elementi principali. I due
semicarrelli principali, rientravano all’interno del vano alare con
un movimento verso l'interno mentre nei velivoli della III° Serie
sulla gamba del carrello principale erano presenti delle nervature di
irrobustimento. Al contrario, il ruotino di coda, era parzialmente
retrattile nel conetto terminale di fusoliera.
CARATTERISTICHE E PRESTAZIONI
Tutti i dati che vi elenchiamo sono riferiti all'MC.205V/AS Veltro III° Serie equipaggiato con un motore a 12 cilindri Daimler-Benz DB605A (FIAT RA.1050) erogante 1.475cv al decollo ed azionante elica tripala Piaggio a velocità costante:
DIMENSIONI E SUPERFICI Apertura alare m 10,580 Lunghezza m 8,850 Altezza (al suolo) m 3,488 Superficie alare mq 16,800
PESI E CARICHI Peso a vuoto kg 2.581 Carico utile kg 827 Peso tòtale kg 3.408
PRESTAZIONI Velocità massima a 7.200m km/h 642 Veocità di crociera a 6.000m km/h 425-520 Salita a 6.000m in 5'3" Salita a 8.000m in 7'45" Tangenza pratica m Il.350 Tangenza teorica m Il.500 Autonomia normale km 855
ARMAMENTO Due mitragliatrici da 12,7mm con 370 colpi per arma e due cannoni da 20mm con 250 colpi per arma. Predisposizione per carichi offensivi di caduta sotto le ali.
![]()
L’esemplare del Veltro riportato in condizioni di volo nel 1981 dall’Aermacchi
LA PRODUZIONE
Macchi MC205 Veltro
2 Prototipi MM.9487 e MM948
I° Serie : 100 esemplari costruiti. Dalla MM.9287 alla MM 9386 compresa.
III° Serie : 150 Dalla MM.92153 alla MM 92302 Nota: 77 velivoli della III° Serie furono consegnati alla Regia Aeronautica mentre i successivi entrarono in carico all’ANR.
III° Serie RUK: 25 esemplari costruiti e consegnati alla Lufthwaffe e poi riconsegnati all’ANR:
Macchi MC.205 N
2 prototipi MC.205N MM.499 e MM500
1 prototipo MC.206
1 prototipo MC.207
MC.205 prodotti per ricostruzione di C.205V e C.202: almeno 29.
CHE COSA E’ RIMASTO
Tutti i caccia dell’Aeronautica Macchi MC205V conservati sono degli ibridi. Il più noto di tutti e quello immatricolato MM.9546 e conservato al Museo Storico dell'AM di Vigna di Valle. Il Veltro immatricolato MM.92166 pur risultando anagraficamente un velivolo della III° Serie, ha il cono di coda ed il ruotino di un MC.202. Anch’esso risulta conservato a Vigna di Valle.
Il Veltro esposto al Museo dell’AMI di Vigna di Valle
L’ultimo esemplare è quello immatricolato MM.91818 che è stato ricostruito e restaurato dalla Aer.Macchi nel1980 con lo scopo di riportarlo in condizioni di volo. Il velivolo era conservato presso l’officina aeronautica dell’'Istituto Tecnico Aeronautico «A. Malignani» di Udine. Per qualche anno ha effettuato attività di volo dimostrativa e ha partecipato a diversi airshow. Un incidente avvenuto durante una prova di rullaggio lo ha definitivamente messo a terra. Riparato e stato donato dalla Aer.Macchi al museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Il Veltro “restaurato” al salone di Le Bourget del 1983
Curiosamente tutti i tre esemplari facevano parte dell'ultima commessa di velivoli per la REAF egiziana e mai consegnati.
Riferimenti tecnici e bibliografici Nicola Malizia – Aermacchi Bagliori di Guerra – Aviolibri Roma Nino Arena - Aeronautica Nazionale Repubblicana. La Guerra Aerea in Italia – Stem Mucchi D'Amico-Valentini-Beale - Air war Italy 1944-45. The axis air force from the liberation of Rome to the surrender – Osprey Pubblications Abate-Alegi-Apostolo - Ali e motori in Lombardia. Un secolo di storia dell'aviazione – GAE Editore Dunning C. - Courage Alone, the Italian Air Force 1940-43 – Hikori Pubblication Macchi C-202 in Action - Squadron Signal Aermacchi Veltro 1942-1981 (restauro MM 92214) - Pubblicazione interna Aermacchi Gueli M. - D'Amico F. Rovere R. - Guida agli aerei storici italiani MC 205 Veltro – M. Di Terlizzi – MC 205 Veltro Foto Aermacchi Foto archivio storico AMI Foto personali dell’autore
Copyright © 2008 www.ilvolo.it E' vietato riprodurre totalmente o parzialmente il contenuto di questo articolo senza l'autorizzazione dell'autore. |